recensione film

FILM CHE ABBIAMO VISTO NELLA SACRA SALA CHIAMATA CINEMA

TENET

di Christopher Nolan -Recensione di Melissa Camotti

Christopher Nolan ci riporta al cinema in un momento importantissimo. Il 2020 ha lasciato a Tenet, infatti, l’onere e l’onore di riaprire in grande stile la stagione cinematografica che avevamo lasciato in sospeso a fine inverno ( Pandemia Covid N.d.r.).

DA QUI SPOILER

Naturalmente l’aspettativa era altissima, soprattutto l’aspettativa di non capirci niente del film, e devo dire che in parte sono state entrambe rispettate. Ci sono stati però degli aspetti che fin da subito non mi hanno convinto e che ho considerato delle gravi leggerezze, e che non ho potuto accettare inserite in un progetto così concettualmente ambizioso.

La prima e più grossa falla secondo me è stata la gestione del primo terzo di film, nello specifico le scene iniziali, che sono caotiche e un bel po’ sconnesse poi dal resto del film, sia come contenuti che come ritmo. Ma a parte questo, dopo circa 45 minuti ci troviamo di fronte a un bel cortocircuito: il protagonista non ha ancora concluso nulla del suo proposito iniziale (che immaginiamo essere solo il primo gradino di tutta una scala di eventi). Dopo il colloquio con Kat Sator e dopo vari salti in giro per il mondo, infatti, il Protagonista, che rimarrà per sempre senza nome, ritorna al punto di partenza (Mumbai) con solo un pugno di mosche, e anzi con una nuova missione (salvare Kat) di cui non si capisce proprio perché gli importi, dato che lei è una completa estranea, decisamente oltre la sua portata, che comunque un po’ la fossa se l’è scavata da sola.

Mettiamoci anche che in tutto questo tempo in cui il Protagonista incontra illustri personalità di diverse culture e nazionalità, deve SEMPRE fare del sarcasmo tipicamente americano e del tutto fuori luogo (vedi il ridicolo siparietto con Michael Caine circa l’eleganza inglese).

Il film è anche ambientato in diverse parti del mondo, come dicevamo e la cosa che mi ha dato fastidio è stato anche che non era sempre immediatamente riconoscibile dove fossero in quel momento, cosa che sarebbe anche utile di trama perché già bisogna stare attenti a QUANDO sono, almeno sul dove un aiutino potresti darlo, e dire che sono stata in quasi tutti i Paesi citati, ma l’ambientazione è stata buttata molto al caso (per esempio il mercato indiano poteva benissimo essere in qualche altro Paese simile, il tutto era un po’ generico e abbozzato). A proposito sempre di localizzazione, mi piacerebbe proprio beccare chi ha avuto l’idea di doppiare con quel ridicolo accento il povero funzionario del freeport. No dico ma voi l’avete mai sentito un norvegese parlare italiano? Immagino di no, e questo è esattamente il motivo per cui non andava doppiato con l’accento, perché NON ABBIAMO NESSUNA IDEA di come un norvegese parli italiano.

Poi frasi in latino dette e non tradotte nei sottotitoli? Allora dillo che l’ignoranza ti fa schifo oppure che vuoi usare il latino solo per darti un tono e non per aggiungere davvero qualcosa di significativo per i tuoi spettatori.

Per poi approfondire un pochino di più, il quadrato magico di Sator Arepo Opera Rotas è più che altro abbozzato e serve solo come grosso easter egg a chi ne fosse già a conoscenza. Per chi non ne aveva mai sentito parlare sono solo suoni senza senso e tolgono un pezzo di significato abbastanza importante al film.

Ultima parte non soddisfacente, sia in ordine cronologico che di importanza (perché tanto a quel punto s’era capito che non ci si poteva aspettare più di tanto), è stata la battaglia finale. Alzi la mano chi è riuscito a scorgere anche solo uno dei nemici in campo. Credo che tutti abbiamo visto un bel putiferio di soldati normali e invertiti (che tra l’altro detta così almeno qui a Bergamo sembra un’altra cosa) combattere contro il nulla e dal nulla essere battuti. Bello! Senza contare il fatto che ormai quasi a fine film vieni a scoprire che “quelli del futuro” hanno fatto tutto sto casino per via del riscaldamento globale. Così in due parole e senza tanti orpelli. Tipo mah cos’è che può essere una futura motivazione per distruggere il mondo? Boh buttaci dentro il riscaldamento globale che tanto è una roba che tutti sanno e se la faranno andare bene, ma non dilungarti troppo mi raccomando. “I loro mari si sono alzati e i loro fiumi si sono asciugati”. Non troppo sforzo eh!

Cosa possiamo dunque salvare del film? Certamente in primis il caro Robert Pattinson, il suo personaggio è ben scritto e lui l’ha interpretato magistralmente. Bello, intelligente, affascinante, famiglia perfetta (cit.) e di fatto colonna portante dell’intera trama. Non sono mancate anche le scene emozionanti come lo schianto dell’aereo, molto ben girata e non uno schianto tanto per distruggere qualcosa. Il concetto stesso di inversione è stato di certo un esperimento molto ardito e direi anche ben riuscito, certo bisogna avere un po’ di fede in ciò che stai vedendo ma in fin dei conti quello è il patto col film, niente da dire.

Dal punto di vista della regia sicuramente tanto di cappello ma se stiamo parlando di film d’autore credo che meno America e più finezza intellettuale sarebbe cosa ben gradita, ma ahimé credo che quei propositi siano ormai ben lontani dalla mente di Cristopher.